Qechì Kinnòr

Simchà Festa Ebraica rid

una produzione Officine della Cultura
con il contributo di Regione Toscana e Ministero della Cultura

QECHÌ KINNÒR (prendi il violino)

un viaggio nei canti tradizionali degli ebrei d’Italia

con Enrico Fink voce e flauto
e
I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo
Massimiliano Dragoni
 hammer dulcimer, percussioni
Luca Roccia Baldini basso
Massimo Ferri chitarre, bouzouki
Gianni Micheli clarinetto basso
Mariel Tahiraj violino

La musica è arte del dialogo: tra chi suona e chi ascolta, tra i musicisti, tra culture diverse. Lo dimostra in modo esemplare la tradizione musicale ebraica italiana, al centro di questo concerto presentato da Enrico Fink, una delle voci principali del mondo ebraico italiano, insieme al nucleo storico dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, che da anni racconta l’Italia delle mille culture, delle minoranze e delle differenze. Un repertorio prezioso, spesso poco conosciuto, che porta l’ascoltatore in un viaggio lungo oltre duemila anni di storia ebraica nella penisola italiana.

Attraverso i canti delle sinagoghe – molti ancora oggi eseguiti nelle comunità – si rivivono secoli di incontri, scambi e contaminazioni: dai metri arabi nella poesia liturgica medievale agli echi del canto gregoriano, dalle danze rinascimentali allo stile belcantistico ottocentesco. Un patrimonio musicale stratificato, vivo, che riflette il dialogo continuo con il mondo circostante e racconta una storia di convivenza, di separazione forzata e di sorprendenti mescolanze. Le melodie tramandate di generazione in generazione rivelano tracce riconoscibili di influenze esterne, rielaborate con originalità e profondità spirituale.

Lo spettacolo – della durata di circa un’ora – accompagna l’uscita di un CD per restituire al pubblico una pagina importante e spesso dimenticata del patrimonio culturale italiano.

Qechì Kinnòr è un concerto che è insieme esperienza sonora e riflessione storica, respiro spirituale e testimonianza di un’identità in dialogo, capace di attraversare i secoli e continuare a parlarci nel presente.