IL CONTESTO
Breve apologia del caos dovuto all’eccesso di testosterone nelle strade di Manhattan del drammaturgo uruguayano Santiago Sanguinetti, si inserisce con altre due pièce all’interno della Trilogia della Rivoluzione, come un tentativo di fare teatro politico nel secondo decennio del 21° secolo.
Senza cercare di contrastare, ma al contrario, cavalcando il disincanto, la depoliticizzazione, la perdita di quadri di riferimento che tanto caratterizzano la nostra epoca, Sanguinetti estremizza i più urgenti interrogativi sull’attività politica e sulla necessità di ripensare il mondo in cui viviamo, per farli implodere in un balbettio nonsense con uno sguardo giocoso e spietato.
Così si sovrappongono in stratificazioni viscose i lasciti disastrosi dei più importanti avvenimenti della storia recente uruguayana: il decennio insurrezionale degli anni ’60, gli anni della dittatura militare, la transizione democratica, l’imperialismo e il consumismo sfrenato degli ultimi anni.
Attraverso l’umorismo, il grottesco e la farsa, Sanguinetti interroga quei momenti chiave del passato e del presente, smonta discorsi riduttivi e manipolatori e invita lo spettatore alla riflessione.
Nonostante il contesto in cui l’opera si colloca sia geograficamente così distante dal nostro, non è difficile però trovare in questa disillusa commedia della rivoluzione frustrata un parallelismo con la storia recente italiana, piena di slanci rivoluzionari, movimenti nostalgici, disillusioni e utopie fallite.
L’OPERA
In un appartamento di Manhattan, sono richiusi i quattro uruguayani Benjamin, la sua ragazza Belén, il nonno settantenne di Benjamin, Nicolás, e Richard o Ricardo, il proprietario dell’appartamento. Benjamin (studente di biologia) e suo nonno hanno ordito un infallibile piano insurrezionale: in quello spazio simbolicamente centrale del capitalismo mondiale, diffonderanno un virus che aumenta la quantità di testosterone nel corpo e altera il comportamento degli esseri umani, rendendoli estremamente libidinosi e aggressivi.
Trasformando gli esseri umani in animali mossi dal puro istinto sessuale e dalla volontà di dominio, l’epidemia porterà ineluttabilmente al crollo del sistema capitalista. Il metodo ingegnoso per diffondere il virus consiste nell’introdurlo nella vernice rossa delle lattine di Coca-Cola. L’operazione però si chiude con il fallimento di questo progetto rivoluzionario – o con il trionfo, visto che il virus si è diffuso, ma senza che i protagonisti ne abbiano avuto la responsabilità.
ANALISI
I personaggi principali dell’opera sono il giovane Benjamin e suo nonno Nicolás. Se il primo appartiene alla generazione post-memoria, Nicolás invece doveva essere stato uno degli attori (o almeno testimoni) della decomposizione dei movimenti degli anni ’60 in Uruguay e delle sue conseguenze, parte di una generazione che credeva fermamente nella rivoluzione.
Nipote e nonno stanno quindi preparando un gesto rivoluzionario che sarà, secondo Nicolás, “un fulcro rivoluzionario nell’epicentro del capitalismo mondiale”, un “prendere Wall Street”, quella “nuova Bastiglia” del 21° secolo.
Ma poiché la Storia non si ripete se non come una farsa, o in maniera eccessiva e grottesca, gli esiti non saranno quelli sperati. Qui il progetto non si propone di combattere un nemico specifico come in passato, quanto un nemico diffuso, onnipresente, che non permette altra possibilità se non quella di alterare, attraverso le biotecnologie, le caratteristiche biochimiche di tutti individui (dando loro testosterone in dosi massicce), per arrivare così a distruggere le fondamenta del modello socioeconomico che prevale in tutto il pianeta, e non più in un solo paese, sfuggendo di mano agli stessi artefici e seminando il caos.