RESTERÒ PER SEMPRE NELLA FOTO DI UNO SCONOSCIUTO

domenica 18 febbraio 2024 | 17:30
FONDAMENTA ZERO

FONDAMENTA ZERO

RESTERÒ PER SEMPRE NELLA FOTO DI UNO SCONOSCIUTO

soggetto e regia Claudia Manuelli
con Elena Ferri, Claudia Manuelli, Paolo Tosin
dramaturg e aiuto regia Elisa Emilia Scatigno
luci Fabio Dorini

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INGRESSO
intero € 10
ridotto € 8
ridotto under 30 € 5
*Le riduzioni vengono applicate a: over 65, abbonati alle stagioni dei teatri della Rete Teatrale Aretina

INFO E PREVENDITE
Officine della Cultura

via Trasimeno, 16 – Arezzo
tel. 0575 27961 – 338 8431111 biglietteria@officinedellacultura.org
dal lunedì al venerdì ore 10:00 > 13:00 e 15:30 > 18:00

Teatro Petrarca, Via Guido Monaco, 12 – Arezzo
tel. 0575 1739608
mercoledì ore 17:30 > 19:30

PREVENDITE
Circuito BoxOfficeToscana – www.ticktone.it

Biglietteria
il giorno di spettacolo presso il Teatro, apertura un’ora prima dello spettacolo

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In quante foto di uno sconosciuto siamo? In quante nostre foto abitano centinaia di sconosciuti che magari sono già morti? Magari quella volta, durante la manifestazione del 25 aprile, mentre scattavi la foto sulla statua del cavallo in piazza duomo, hai immortalato per sempre uno sconosciuto, uno sconosciuto che resterà lì per sempre con la sua bandierina in mano, uno sconosciuto che magari tra qualche anno incontrerai davvero, magari vi sposerete e scoprirete solo dopo molti anni che lui era da sempre e per sempre in quella foto. O magari nulla di tutto questo.

Note di regia – Perché Resterò per sempre nella foto di uno sconosciuto

Un anno fa ho cominciato a cercare nei mercatini dell’usato fotografie e pagine di diario di sconosciuti. Resterò per sempre nella foto di uno sconosciuto parte dall’osservazione di queste fotografie: quelle fotografie
chiamate “foto ricordo”, che si fanno da soli, in coppia o in gruppo per ricordarsi di un momento che vogliamo imprimere per sempre nella nostra memoria e che ci permetteranno di rievocare quei momenti ogni volta che,
volontariamente o per caso, le riprenderemo in mano. In queste foto, sullo sfondo, sbucano spesso persone totalmente sconosciute che in quel momento passavano di lì, per caso.
Ho pensato: “Ma che poi io, nel mondo, in quante foto di questo genere sono? In quanti album di famiglia? In quante di quelle foto in cui indichi la tipa che sta dietro e fa una faccia strana e tutti ridono, facendola diventare parte integrante del lessico familiare? Magari un giorno conoscerò di persona quello sconosciuto che passava di lì per caso e mi accorgerò, forse, che lo incontravo tutte le mattine mentre portavo a spasso il cane. O magari niente di tutto ciò.”
Ho sempre sentito il bisogno, senza saperne la causa, di conservare tutto, conservare per avere memoria. Sono terrorizzata dall’idea di perdere il ricordo degli istanti significativi della mia vita, ma anche di quelli più effimeri e banali, eppure la nostra mente è fatta così: ha bisogno di fare spazio per creare altro spazio. Senza memoria siamo senza identità, senza l’altro a farci memoria ci manca un pezzo e quindi non esistiamo, esistiamo a metà o siamo già morti.
Ma se qualcuno si ricorda di noi dopo la nostra morte diventiamo immortali? Se rimangono delle tracce di noi nel mondo allora la morte è un po’ meno morte? Sono stufa di trovare un senso a tutto, vorrei sentire come si sta quando si accetta che un senso non c’è, penso sarebbe un sollievo perché si avrebbe continuo stupore del mondo. Ma il nostro cervello è programmato così: non riesce a fare a meno di unire i puntini della pista cifrata della settimana enigmistica per vederci qualcosa di riconoscibile.