Stanno tutti male

da giovedì 4 giugno 2020 a domenica 7 giugno 2020 | Tutto il giorno
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Officine della Cultura presenta:

OFFICINE FOYER – Stagione Primavera/Estate 2020
GuardaRoba – A TE COn

Giovedì 4 giugno – Domenica 7 giugno

iniziativa promossa nell’ambito della rassegna Z Generation meets Theatre promossa da Officine della Cultura con il contributo della Fondazione CR Firenze

STANNO TUTTI MALE

uno spettacolo di e con
Riccardo GorettiStefano Cenci e Colapesce

direttore dell’allestimento Roberto Innocenti
assistente all’allestimento Giulia Giardi
cura della produzione Camilla Borraccino
ufficio stampa Cristina Roncucci
foto e videodocumentazione Ivan D’Alì
progetto grafico e editing Francesco Marini
immagine del manifesto di Nova

direttore di scena/macchinista Marco Mencacci
audio/luci Francesco Baldi
soluzioni sceniche Rocco Berlinigeri

produzione Teatro Metastasio di Prato e laCoz

“Mal di testa per cui hai provato di tutto:
gli infusi, gli amori casuali e la skunk…
e ti sei messa anche a pregare.”
[Colapesce – Quando tutto divento blu]

“Sto male.”
Può voler significare “sto davvero male”, un dolore fisico persistente che non passa, un problema reale, o anche un disagio mentale, un attacco di panico, altrettanto reale.
Può voler significare “non mi sento al 100%”, ma neanche al 50, ma a volte neanche al 10. Può voler significare “ho mangiato troppo”, “ho bevuto troppo”, “ho dormito troppo”… oppure anche troppo poco. Addirittura può voler significare “questa cosa mi fa davvero ridere”. Pensate voi.
È per questo che questa frase la usiamo talmente tanto, che non significa più nulla.
Viviamo in un mondo schizofrenico dove se non soffri, se non stai male, vuole dire che non ti impegni, che non sei impegnato, che non stai dando il massimo, che non sei sceso nel profondo, che non c’è il sacrificio (ah, bel retaggio culturale questo) e allo stesso tempo dove bisogna obbligatoriamente trovare la forma per essere al passo coi tempi, aggiornati su tutto, pronti a sfoggiare ironia e sarcasmo, gridare da finestre – spesso chiuse – “io esisto.” La forma della sofferenza è sempre condensata in un party continuo, un disimpegnato frullatore di tutti e tutto, in cui stiamo tutti a fotografare i nostri sorrisi, le nostre gite, le nostre pietanze, i nostri piedi, le nostre prove, i nostri successi, e non riusciamo proprio più a definire, in questo zapping intimo e personale, se stiamo bene o stiamo male.
Ci sono domande importanti dietro il piccolo spunto iniziale di questo lavoro: “La nostra società sta bene o sta male? E qual è il termine di paragone di questo stare bene o male? Quale è la scala del bene e del male? E i singoli individui stanno bene o male? È poi possibile che stiano bene gli individui di una società che sta male? E viceversa? E poi, in fondo, è mai stato diverso di così? L’essere umano ha mai trovato ha mai trovato pace in vita o è la vita stessa un continuo mutare e una declinazione ad altra vita, passando da continue morti, e per questo portatrice di sofferenza?” Ma a queste domande non ci interessa dare una risposta. Noi ci sentiamo più che altro dei ritrattisti, anzi forse caricaturisti, di interessa farne un affresco, dando voce a questo benedetto uomo contemporaneo, sentire in cosa crede, di cosa ha paura, cosa lo fa stare bene e cosa male e possibilmente riderne, riderne molto, smisuratamente. Perché c’è davvero bisogno per tutti – checché se ne dica – di ridere come bambini, anche senza motivo, di riderci addosso, perché alla fine si vede… stanno tutti male.

www.officinedellacultura.org

***

Stiamo vivendo un cambio di paradigma. Non sappiamo come sopravvivrà lo spettacolo dal vivo. Sappiamo però che dobbiamo da subito cambiare molte cose – qualcosa abbiamo già fatto -, alcune rigirarle come un calzino. È quello che stiamo cercando di fare a Officine della Cultura. Il nostro impegno fino a questo momento è stato quello di mantenere un rapporto con il nostro pubblico attraverso i social, mettendo a disposizione i nostri archivi, con l’hashtag #iorestoacasa. Oggi sappiamo con certezza che per molti mesi non sarà ancora possibile incontrarci dal vivo, ma vogliamo esprimere tuttavia la volontà di farlo di nuovo. Con Officine Foyer, l’invito che vi rivolgiamo è quello di accoglierci nelle vostre case attraverso il telefono, il pc e la tv, ma con un atteggiamento di attesa, non di rassegnazione, attesa di (ri)aprire le sale, come fossimo tutti in un foyer immaginario aspettando il suono della campanella.