L’ECO DELLA FALENA

sabato 20 novembre 2021 | 21:15
L'eco della falena - foto Valentina Gnassi (24)-rid

Officine della Cultura presenta
Z GENERATION MEETS THEATRE

Teatro Pietro Aretino – Arezzo

Cantiere Artaud

L’ECO DELLA FALENA

scene e regia Ciro Gallorano
con Sara Bonci, Davide Arena
disegno luci Federico Calzini, Ciro Gallorano
foto di scena Valentina Gnassi

residenze artistiche
Teatro Comunale Di Bucine / Diesis Teatrango Compagnia Teatrale, Teatro Verdi Monte San Savino / Officine della Cultura, MiBACTRegione Umbria – CURA – Centro Teatrale Umbro

con il sostegno di Regione Toscana – Settore Spettacolo; MiBACT e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”

spettacolo vincitore Bando Opera Prima 2020, finalista Direction Under 30 2020, Selezione In-Box 2021, finalista CrashTest Teatro Festival 2021

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INGRESSO
Intero: € 10,00 – Ridotto*: € 8,00 – Ridotto under 30: € 5,00
*Le riduzioni vengono applicate a: over 65 anni, abbonati teatri Rete Teatrale Aretina

INFO E PREVENDITE
info teatro Officine della Cultura tel. 338 8431111
Officine della Cultura via Trasimeno 16, tel. 0575 27961 con orario dal lunedì al venerdì 10:00 > 13:00 e 15:30 > 18:00

PREVENDITE
Circuito BoxOfficeToscana e TicktOne

BIGLIETTERIA
Il giorno di spettacolo presso il Teatro, apertura un’ora prima dell’evento
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“Il lavoro L’eco del la falena della promettente compagnia Cantiere Artaud riflette, invece, su un altro modo di intendere la temporalità, più paradossa le e sfidante, ma proprio per questo anche più interessante.” (Il riverbero del tempo, Enrico Piergiacomi, Gagarine Magazine)

L’eco della falena è una ricerca sul tempo come ricordo, memoria felice dell’infanzia, memoria traumatica, che si fa assenza e mancanza, un tempo che scorre e porta via le persone care, che cura e invecchia il corpo, che trasforma le azioni in abitudine, un tempo che vorremmo possedere con violenza, gestire, ma che scivola dalle mani e si fa spesso paura del futuro in quanto ignoto. Anime in attesa, ispirate alla vita e alle opere di Virginia Woolf, si materializzano in scena svelandoci la loro melanconica natura.

Nei suoi testi la scrittrice britannica entra spesso in conflitto con l’entità tempo e si confronta con questo elemento meschino che deteriora i suoi personaggi dal punto di vista emotivo e fisico. In Gita al faro il tempo agisce in maniera inesorabile, morte e consunzione di uomini e oggetti fanno da sfondo al desiderio di raggiungere il faro visto come elemento di luce, di salvezza, di verità. Il tempo nelle opere della Woolf è anche inteso come estensione dell’attimo, in Mrs Dalloway viene descritto tutto d’un fiato un solo giorno. L’autrice riesce anche a prendersi gioco del tempo e a trattarlo con ironia in Orlando, in cui un solo personaggio attraversa i secoli e più vite. Infine, l’autrice scrive un romanzo in cui il protagonista assoluto è il tempo, Le onde, che ripercorre le storie di sei personaggi amici dall’infanzia nell’arco di tutta la loro vita.
Nonostante i riferimenti letterari, non ci sono personaggi né storia, ma figure e un luogo. Una donna ci guida nei meandri della sua camera, che sta a rappresentare il suo mondo interiore. Sul fondo della stanza ci sono due grandi porte chiuse, che rappresentano il futuro, uno spazio tempo sospeso che ci invita a immaginare che cosa ci sia oltre. La donna è incapace di aprirle, forse per paura di ciò che non conosce, ma le porte si apriranno per portare alla luce la memoria. In scena ci sono pietre, strumento di punizione ma anche simbolo della costruzione, e acqua, sorgente di vita ma anche elemento di morte (Virginia Woolf si è suicidata annegandosi nel fiume Ouse) che con il tempo corrode e arrugginisce gli oggetti. L’obiettivo è evocare un clima, far identificare lo spettatore in un gesto, una parola, una musica o un rumore.

L’uomo è l’unico essere vivente che avverte e misura il tempo, ascolta i rintocchi dell’orologio e da essi è condizionato a volte paralizzato, pertanto ha terribilmente paura di non essere in tempo La nostra mente è ancorata a esso e spesso viviamo soltanto di passato (memoria) e anticipazioni (futuro). La più grande difficoltà è vivere il presente. Il nostro tempo diventa presente nel momento finale, in cui si esce definitivamente da esso. Per arrivare chissà a un’altra percezione temporale, quella dell’eternità. Per Aristotele il tempo è qualcosa di quantificabile, di numerabile. Per Sant’Agostino il tempo varia a seconda della nostra anima e l’atteggiamento della nostra anima risiede nella memoria, ossia nel passato, e misuriamo il nostro futuro in base all’attesa. Per Heidigger il tempo è connesso alla finitezza dell’uomo e non è mai presente ma è sempre il tempo dell’avvenire (Essere e tempo). Per Hegel il tempo si fa intuito e l ‘uomo ne avverte lo scorrere grazie alla propria coscienza (Encyklopädie der philosophisch en Wissenschaften im Grundrisse).
Lo spettacolo è il primo capitolo di una Trilogia, il cui secondo capitolo sarà ispirato alla vita e alle opere di Ingmar Bergman e l’ultimo all’opera di Proust.